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Protagonista della visione artistica di Paolo Croce è la trama degli effetti sensibili emersi alla percezione dalla scorrevolezza esuberante del veduto e del vissuto.

Dal Ritratto di bimbo con sedia a Figure dell'Intifada l'apparizione della realtà entra di forza in quella parte dei movimenti neo-figurativi contemporanei il cui scopo è la conquista intellettiva e commotiva delle relazioni, sottili ed intense, che legano all'esperienza personale la sostanziale ed organica unità della rappresentazione.

Di fatto nei suoi quadri, disegni o dipinti che siano, il senso pertiene una sorta di ostensione delle accezioni visivamente concrete suscitate da un atteggiamento, da una condizione, da un paesaggio; ovvero si avverte che l'espressività immediata del soggetto ha suggerito all'autore quell'intervento interpretativo che ripropone la questione del soggetto con la marcata sottolineatura del giudizio.

 

In un passaggio che è dal soggetto all'oggetto, dalla suscitazione dello sguardo per cui un pretesto osservativo viene consegnato, per elaborazione sensibile e concettuale, alle forme dell'immaginario.

I disegni dei nudi, per esempio, figure o crisalidi di creature a noi ignote, ma che all'autore debbono essere parsi un affiorare di moti tuttaltro che accidentali, caratterizzano un viaggio di ricognizione sentimentale, la stessa che implode, colma di umori interiori, nei ritratti di fanciulli o nella Maternità dell'88.

O che è il risultato fertile della continuità sistematica dell'accoglienza, appunto, del veduto-vissuto in quei paesaggi che offrono all'ossevatore l'esemplare e misurata sensazione del momento, della temperie individuata, più che vedutistica, per lo spirito dominante, per l'attitudine ad essere metaforizzata dalla immaginazione.

Tuttavia a me sembra che giochino una buona partita, soprattutto per il nitore dell'esecuzione tecnica e la scioltezza con cui si combinano il disegno e il colore, altri due quadri: il Ritratto di Lilli e il Paesaggio di Villa Croce; di gusto e di equilibrio intelligente, senza sgranature retoriche o sentimentali, il primo, sul filo del rasoio fra vedutismo ed evocazione memoriale ed appassionata, il secondo, che, addirittura, conserva una inflessione romantica e la continuità dell'arcano di certi scorci luminosi della grande tradizione ottocentesca.

La pressione dell'arte di Croce sui sentimenti è, pertanto, suggestiva perchè il senso della realtà vi è trattato come una stretta adesione al tempo, sia esso presente e vivo o appartenga a quella stupenda contaminazione allusiva che è propria del fondersi e del confondersi della memoria con l'immaginazione.

E in questo senso, per l'accordo di questo diapason, l'atmosfera solare, silenziosa e dolcemente sensuale, che incombe in quella stanza estiva, allagata di penombra e dalle finestre socchiuse a proteggere la siesta di una fanciulla coricata, è resa, puntuale, dall'addizione, trasformata dalla percezione sensibile, di occasione, memoria e fantasia.

E' la metafora d'uno stato e di un'ora le cui fisicità, proiettate dalla cronaca e dall'interpretazione, si dissolvono in una epifania nel senso del sentimento, all'alchemico riparo d'una trasposizione verso le corde dell'interiore aperto come un universo.

Proprio da quest'opera, adesso, Croce dovrà proseguire perchè essa rileva tutte le possibilità di sublimazione cui un artista può pervenire, con le tenere e toccanti luci del calcolato e trattenuto ritmo compositivo, per le intime risonanze e gli echi di una attenzione che, con chiara evidenza, non è soltanto dell'occhio.

 

Germano Beringheli

  Veduto e

       vissuto.....

Sono nato a Genova nel 1960, attualmente vivo e lavoro ad Arezzo in Toscana. Ho iniziato ufficialmente la mia attività di pittore nel 1987 con una mostra nei Chiostri del Museo Civico di Finale Ligure a Finalborgo. Tra le mostre collettive e personali in cui ho esposto i miei lavori mi piace ricordare quelle di Roma e Milano presso la Finarte, legate al Premio Arte '90 Mondadori e le personali presentate da Germano Beringheli nel Comune di Savignone (GE)  e alla Galleria Giordano di Genova.

Oltre alla pittura da cavalletto sono per me importanti e sempre interessanti, sia dal punto di vista artistico che pratico, le commissioni, sia pubbliche che private, le collaborazioni con gli studi di architettura, designe, i laboratori scenografici, le compagnie di navigazione, i villaggi turistici, i teatri, le televisioni e le case editrici, perchè mi hanno permesso di allargare il raggio delle mie conoscenze e possibilità, di favorire incontri con artisti e persone fondamentali per la mia crescita e di capire che un idea, un segno, un colore non è legato a misure, forme definite, non ha confini, ma pur rimanendo reale e realizzabile si può avvicinare alla libertà dell'infinito.

 

 Mi impegno, da ora, affinchè questo sito riesca  a stimolare, incuriosire ed emozionare per favorire contatti con tutte le persone interessate alla mia attività.

Paolo Croce

 

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